Monique Scisci – L’ampolla Scarlatta – edizioni CIESSE


Intervista a Monique Scisci

a cura di Evelyn Storm

 

 

Monique Scisci – L’ampolla Scarlatta

Aurora si muoveva leggera sulla neve. Correva spensierata, il suono della sua voce riecheggiava fra gli alberi e, risalendo le montagne, destava la curiosità di animali notturni. Quel suono angelico e infantile non era una minaccia per loro, ma presto lo sarebbe diventato. I piedini affondavano la’ dove il manto era più alto arrivando a inzupparle gli indumenti, ma la piccola era abituata a inoltrarsi nel bosco di notte, a correre sotto il gelo per raggiungere la radura, luogo in cui era solita incontrare il suo amico: il lupo bianco.

Oggi su Fantasy Planet intervistiamo Monique Scisci, autrice del libro “L’ampolla Scarlatta”, edito da Ciesse Edizioni.

Note biografiche

Monique Scisci è nata a Milano il 21 aprile del 1982. Ha conseguito il diploma quinquennale di Liceo Artistico con sperimentazione Michelangelo. Attualmente iscritta alla facoltà di Scienze e Tecnologie della Comunicazione a Milano. Lavora nel reparto commerciale di un’azienda edile. Ha collaborato per un settimanale locale, come giornalista. Da sempre coltiva la passione per i viaggi, la musica, l’arte e soprattutto la scrittura, unico vero mezzo per esprimere e interpretare emozioni profonde. Si avvicina al genere fantasy sin da piccola maturando forte curiosità per il paranormal. Ha letto svariate volte ‘Dracula’ di Bram Stoker che considera la quintessenza del romanzo vampiresco. Fortemente impegnata per la salvaguardia degli animali e per il rispetto dell’ambiente.

Sinossi

Il romanzo racconta la storia di Aurora, una giovane ragazza di 25 anni che in seguito a un grave lutto, scopre di possedere qualcosa di diverso rispetto agli altri. Entra in contatto con strani personaggi che sembrano in realtà provenire da un passato lontano, un passato a lei sconosciuto o meglio taciuto. Nel frattempo, l’ambiguo medico di famiglia, un certo Dott. Callegari, per aiutarla a superare la perdita, le prescrive delle strane gocce vermiglio, contenute in un’ampolla scarlatta. Aurora assumerà il composto fino a quando i dubbi in merito alla composizione, diventeranno così assillanti da spingerla a cercare di scoprire cose si nasconde all’interno. Perché le gocce sembrano influire sul di lei in maniera del tutto nuova. Incapperà in antichi segreti, verità nascoste, tradimenti e pericoli in agguato. Qualcuno vuole ucciderla, una misteriosa congrega di creature oscure, vuole eliminarla perché lei rappresenta un pericolo. Ad aiutarla un’affascinante psichiatra che sembra nascondere qualcosa, sua sorella Maya e l’amico veterinario, Federico. Insieme il quartetto, affronterà peripezie sconcertanti attraversando l’Europa intera per giungere in un luogo nascosto e segreto, dove Aurora entrerà finalmente in contatto con la sua vera natura, ma le verità non sono state tutte svelate e in quel luogo giungerà alla comprensione del perché gli eventi si sono mossi in quel modo.

Intervista all’autrice Monique Scisci.

Riassumici chi sei.

 

Riassumere chi sono è la cosa più difficile. In realtà amo poco parlare di me, ogni volta che mi si pone questa domanda, tremo. Non so mai cosa dire; sono una persona normalissima che fa cose ordinarie. Amo la musica, adoro i compositori italiani e mi piace il rock, non amo le vie di mezzo, la musica leggera mi annoia. Mi piace leggere, tanto anche se il tempo scarseggia riesco a centellinare le mie letture che spaziano tra i più svariati generi. Adoro i classici e la filosofia e ovviamente il fantasy in ogni sua diramazione. Ho iniziato ad appassionarmi a questo genere letterario grazie alla trilogia de ‘La Spada di Shannara’ di Terry Brooks che ho letto d’un fiato.

Mi piace viaggiare, prediligo le mete glaciali. Un giorno vorrei andare in Alaska, il mio sogno sarebbe quello di viverci, ma è un’idea troppo ambiziosa. Sono sposata con una persona splendida che mi affianca in tutto quello che faccio. Abbiamo un cane, il suo nome è Michelle, è terribile, ma è la nostra anima. Ritengo sia importante rispettare ogni forma di vita sulla terra, sono vegetariana o non amo giustificare questa scelta.

Hai letto più volte “Dracula” di Bram Stoker. Che spunti ne hai preso e che riflessioni ti ha suscitato?

 

Ho letto diverse volte il romanzo di Bram Stoker e il film di Francis For Coppola, a mio avviso, è una delle poche trasposizioni cinematografiche ben riuscite. Sono affascinata da questo romanzo per il modo in cui è stato scritto; stralci di diari e lettere, appunti e articoli di giornale si susseguono dando vita a un racconto fantastico, dinamico e accattivante. Stoker ha descritto una Londra fumosa e l’atmosfera cupa che si respira per tutto il tempo, proietta il lettore in mondo di orrore che culmina nella figura del demoniaco vampiro.

Il mio romanzo non è costruito come il Dracula, ma posso dire che è stato proprio Stoker a infondermi interesse per questa figura mitologia. Il Conte Dracula è un personaggio terribile e spietato, ma non è solo questo, la sua cattiveria non è esclusivamente il prodotto dalla sua natura, ma la somma di avvenimenti passati. Stoker ha saputo donare al suo Vampiro un’anima ed è proprio la bivalenza che mi intriga. Ho scelto di raccontare questa storia e di creare personaggi tormentati, terribili ma anche introspettivi e sentimentali. Nella mia protagonista c’è forse un pizzico di Jonathan Harker e non escludo di essere stata influenzata nell’impalcatura di tutti gli altri personaggi, proprio dai protagonisti di questo meraviglioso romanzo.

Cos’è per te il fantasy?

 

Per me il Fantasy è evasione, fuga dalla realtà quotidiana che ingabbia la fantasia, ma non solo, è creatività e arte. Si tratta di un genere complesso. Sono una lettrice onnivora, non disdegno nulla, ma leggere un buon libro fantasy mi permette di valicare i confini del possibile. Mi trasporta in mondi variegati. Scrivere Fantasy non è facile, ci vuole una dose elevata di creatività e conoscenza, ci vuole immaginazione e non tutti possiedono l’abilità di estrapolare dalla propria mente immagini, trame e personaggi riconducibili a questo genere. Molti rilegano il fantasy alla sfera dell’infanzia, senza considerare che si tratta di un genere letterario antico e nobile che oggi si è evoluto nelle più svariate forme, creando generi e sottogeneri contemporanei in modo da soddisfare le richieste dei lettori sempre più esigente e indirizzati. Dal fantasy attingo per creare le mie storie, lo ritengo il carburante della mia immaginazione.

 

“L’ampolla Scarlatta”, il tuo libro, come è nato?

 

L’Ampolla Scarlatta è nato dal nulla, dal frammento di un’idea che si è sviluppata man mano che scrivevo, è stata la protagonista a ispirare la trama. Nonostante la passione per la scrittura, non mi ero mai cimentata nella stesura di un romanzo vero e proprio, forse per pigrizia. Le mie esperienze si limitavano all’ambito lavorativo e in università mi divertivo a confezionare tesine, ma la mia mente ha sempre creato storie, trame e intrecci. Così un giorno mi son detta, perché non provare a scrivere qualcosa di mio e l’ho fatto. Ho scoperto con piacere che buttar giù ciò che immaginavo era più facile di quanto credessi, ma una volta giunta vicino alla conclusione del romanzo, la stesura non mi piaceva. C’erano dei passaggi difficili, i personaggi non erano come li avevo pensati, era tutto troppo tortuoso e complicato. Per questo prima di scrivere la fine vera e propria mi sono presa qualche mese di tempo. Quando ho deciso di riprendere in mano il manoscritto, ho cancellato il 70% dei capitoli e li ho riscritti compreso l’epilogo. In tutto sono passati tre anni, a dicembre ho finito e da gennaio 2012 ho iniziato a inviare il file alle case editrici. Mio marito mi ha aiutata molto, soprattutto per l’aspetto emotivo. Alcune volte, l’istinto di lasciar perdere mi ha quasi travolta, mentre lui ha sempre creduto in me e in quello che avevo scritto. In pochi mesi ho ricevuto alcune proposte di pubblicazione, alcune indecenti altre mi convincevano poco. Arrivata in Ciesse, sono stata affiancata ad Alexia Bianchini, il mio editor, in realtà è lei a scegliere il mio romanzo. Lavorare con lei è stata un’esperienza significativa. È una persona competente e mi ha aiutata a valorizzare la trama arricchendola. Sono molto soddisfatta.

La trama è molto variegata ed estremamente affascinante. Chi o cosa ti ha ispirata?

 

Quando ho iniziato a buttar giù i primi capitoli, non avevo ben chiara la strada che intendevo percorrere. In mente avevo la protagonista che si chiama Aurora; nome che in un certo senso rappresenta la dualità di questo personaggio complicato e apparentemente fragile. Sapevo ciò che volevo da lei, come volevo fosse e in cosa intendevo svilupparla, ma non avevo una trama ben definita e di sicuro ignoravo come volevo finisse il romanzo. Sono stata ispirata da lei. Le idee sono arrivate con il tempo. Credo di aver trasformato situazioni reali di vita quotidiana in scene e la trama si è articolata durante la stesura. Ho aggiunto e tolto alcune cose grazie ai consigli di Alexia, che mi ha indirizzata verso un intreccio più dinamico, senza per questo trasformare l’idea iniziale. Ad esempio, il romanzo partiva con una certa lentezza. Il prologo è stato aggiunto in seguito, per fare in modo che il lettore s’immerga  nell’atmosfera surreale che si respira in alcune parti del romanzo. Inizialmente l’interesse fra i due protagonisti era pressoché platonico, durante l’editing, ho cercato di dare più significato al loro ‘rapporto’.

 

Quanto ammiri Aurora?

 

Aurora è parte di me. Per descriverla ho attinto dalla mia storia personale, dal mio modo di essere, ciononostante presenta aspetti assai diversi. Penso sia normale, almeno per il primo romanzo, essere un tantino autobiografici, considerando che ho scelto la prima persona. La mia protagonista, si lascia scoprire, è una persona fragile e la sua emotività traspare. Mi piace la sua forza interiore, la volontà d’animo che le permette di non cedere, la capacità di reagire. Ammiro la sua velocità, va avanti nonostante tutto quello che le accade. Aurora cade in piedi e riesce ad aprire il suo cuore alla faccia di tutte le delusioni. Di fronte a un destino spietato non si lascia travolgere ma lo asseconda affrontandolo a testa alta.

 

Cosa invece non ti piace di lei?

 

Il dolore la travolge in un vortice di situazioni disperate, eppure lei riesce ad aprire nuovamente il suo cuore. È un aspetto molto bello e sicuramente interessante. Ho voluto fosse così, ma io sono diversa e rispetto ad Aurora le sofferenze mi deprimono e mi chiudo in me stessa. Se devo trovare un difetto in lei, allora è la fiducia nell’animo altrui.

 

Pensi di scrivere ancora della tua protagonista o ti dedicherai ad un libro dello stesso genere?

 

Mi piacerebbe molto scrivere il seguito de ‘L’Ampolla Scarlatta’. Sono un’amante delle saghe per cui non escludo la possibilità di tornare a raccontare le vicende di Aurora. Sono quasi sicura che coloro che apprezzeranno questo romanzo vorranno sapere come si articolerà il suo futuro, in effetti, qualche idea già ce l’ho. Al momento, però mi sto occupando di alcuni racconti, non sono la mia specialità, ma è giusto mettersi alla prova e sento di avere ancora molto da imparare.  Di sicuro non abbandonerò il genere fantasy, ma tenterò di proporre qualcosa di nuovo.

Parlaci del tuo futuro: ci sono progetti interessanti che vorresti condividere con noi?

 

Sì, non mi sono fermata, nonostante tre anni d’intenso lavoro, dopo la pubblicazione de ‘L’Ampolla Scarlatta’ ho subito sentito la necessità di scrivere qualcos’altro, qualcosa che mi permettesse di staccare il cordone ombelicale dal mio romanzo. I racconti prima di tutto e sto anche buttando giù le basi di un Fanta-thriller che vorrei incentrare su riti esoterici e i viaggi nel tempo, ma ho bisogno di trovare le connessioni giuste per cui trascorrerò le vacanze studiando manuali. Ho già in mente l’ambientazione e ho impalcato i due personaggi principali. Nel cassetto ho vari romanzi da sviluppare, per adesso i racconti e questo nuovo progetto hanno la precedenza su tutto.

 

Il tuo motto per gli esordienti.

Bisogna crederci davvero. Credere in se stessi e nella propria passione, cercare di essere obbiettivi, anche se non è facile giudicare i propri lavori. Di certo, se si vuole essere pubblicati bisogna fare di tutto perché questo accada e non arrendersi alle prime difficoltà, ma ci vuole una buona dose di umiltà e accettare le critiche, soprattutto quelle negative che arricchiscono, fanno crescere. Sapersi presentare, proporre la propria opera è fondamentale.

Grazie di tutto, spero di aver risposto in maniera esaustiva.


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