LA RINASCITA DI SHEN TAI di Guy Gavriel Kay


LA RINASCITA DI SHEN TAI

di Guy Gavriel Kay

a cura di Stefano Sacchini

“Gli spiriti vagavano per quelle terre in ogni stagione. Uscivano nelle notti illuminate dalla pallida luna e nel buio, appena il sole nascondeva il suo volto.

Tai aveva imparato a riconoscere le loro voci. Le voci rabbiose degli spiriti in collera, i lamenti degli spiriti perduti, e quelle in cui un pianto sommesso e straziante non dava spazio ad altro che al dolore.”

Dalla seconda di copertina:

“Shen Tai è il figlio del generale che ha condotto le forze dell’impero di Kitai nell’ultimo scontro contro i Tagur, vent’anni prima. Quarantamila uomini, su entrambi i fronti, hanno perso la vita in quella battaglia, sulle remote rive di un lago nascosto tra le montagne occidentali. Il Generale Shen Gao è ormai deceduto. Per onorare la memoria del padre, Tai decide di trascorrere i due anni di lutto ufficiale ritirandosi in eremitaggio sul sito della battaglia, tra gli spiriti dei defunti, sforzandosi di dare una degna sepoltura ai loro resti sparpagliati. Una mattina di primavera, però, apprende che la sua veglia non è passata inosservata: la Principessa di Giada Bianca dei Tagur gli offre in dono duecentocinquanta cavalli sardiani, come ricompensa per il suo coraggio e il suo impegno nell’onorare la memoria dei defunti. Dona a un uomo uno dei rinomati cavalli sardiani e lo ricompenserai grandemente. Concedigliene quattro o cinque, e lo eleverai al di sopra dei suoi simili, attirandogli gelosie finanche mortali. Duecentocinquanta cavalli sono un tesoro che va oltre ogni immaginazione, un dono in grado di sopraffare perfino un imperatore.”

Per scrivere LA RINASCITA DI SHEN TAI, datata 2010, Guy Gavriel Kay (canadese, classe 1954) ha attinto a piene mani alla storia plurimillenaria della Cina, scegliendo i miti più fortunati e le leggende più amate in tutto l’estremo oriente. A questi ha poi aggiunto alcuni, non molti a dir la verità, elementi fantastici.

L’autore immagina una Cina alternativa, modellata su quella della dinastia Tang (617-907). In questo mondo al posto dei cinesi abbiamo i Kitai, invece dei tibetani (tangut) i Taguran, mentre il ruolo dei nomadi turchi è rivestito dai Bogü. A parte i cambiamenti di nome, i fatti, che fanno da sfondo alle avventure di Shen Tai e della sorella Li Mei, sono realmente accaduti. Soprattutto la vicenda, compreso il finale drammatico, che riguarda l’anziano imperatore e la giovane concubina è una delle storie d’amore più popolari in Cina, paragonabile a quella di Romeo e Giulietta in Occidente. Anche l’elemento centrale della trama, i possenti cavalli sardiani provenienti dall’estremo occidente e tanto desiderati nell’impero celeste, è ispirato a fatti storici del II secolo a.C.

Kay, sul proprio sito web (http://www.brightweavings.com), dice che “If I base a book on a slightly altered past the reader who knows what happened in that time and place does not know with any certainty what will happen in my story“. Però, ne LA RINASCITA DI SHEN TAI, l’autore non si discosta dalla realtà del passato, si può dire anzi che la segue pedissequamente. Nella seconda parte del romanzo, le vicende personali dei protagonisti passano addirittura in secondo piano a favore degli accadimenti che sconvolgono la pace dell’impero. A questo proposito la figura del generale ribelle An Li Roshan è ricalcata sul personaggio storico di An Lushan, il comandante d’origine straniera che nel 763 tentò di rovesciare la dinastia Tang.

Di fatto, questo scenario alternativo permette a Kay di inserire alcuni elementi originali, come i guerrieri Kanlin (ispirati ai ninja giapponesi) e di non curarsi di alcuni dettagli che, in un romanzo storico incentrato sul quel periodo, stonerebbero alquanto, come ad esempio il riferimenti ai campi coltivati a patate dolci (arrivate in Cina solo dopo la scoperta dell’America) e l’utilizzo del termine “mandarino” (parole d’origine portoghese riferibile ai funzionari imperiali solo dal XVI secolo).

Detto questo sulle fonti d’ispirazione di Kay, non si può non dire che LA RINASCITA DI SHEN TAI non sia un buon romanzo, tutt’altro: curato sotto tutti gli aspetti, godibile sino in fondo e soprattutto avvincente, specie nelle pagine dedicate alle peripezie di Li Mei, la sorella minore del protagonista. Ugualmente di qualità l’edizione della Fanucci, con una traduzione ottima che rende alla perfezione lo stile scorrevole di Kay.

Guy Gavriel KAY, La rinascita di Shen Tai (Under Heaven, 2010), trad. di Stefano Cresti, Fanucci Editore, collana Collezione Immaginario Fantasy, 611 pp., 2012, fantasy-storico.


Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *