BLACK CITY – INTERVISTA ALL’AUTORE VICTOR GISCHLER


BLACK CITY

(GO-GO GIRLS OF THE APOCALYPSE)

di Victor Gischler

INTERVISTA ALL’AUTORE

a cura di Stefano Sacchini

“Si precipitarono fuori dall’ingresso e furono immediatamente assaliti da una mezza dozzina di Strisce Rosse.

“Le donne”, gridò una delle Strisce Rosse. “Prendiamole! Possiamo toglierci qualche sfizio e poi barattarle con un po’ di carne secca di ratto”.

Anne gli fece esplodere la faccia con un colpo della Glock.

Le altre donne si lanciarono all’azione. Una ragazza asiatica in calze nere e giarrettiera allungò un calcio nelle palle a una Striscia Rossa. L’uomo cadde in ginocchio e la ragazza gli ficcò in bocca la canna del fucile. Premette il grilletto. La testa esplose in una pioggia di poltiglia rossastra.


Nel giro di cinque secondi, le ragazze avevano sistemato le Strisce Rosse”
 Due bionde in biancheria intima stesero a terra uno degli aggressori, lo presero a calci e gli sfondarono il cranio con il calcio del fucile.

 

Dalla quarta di copertina:

“Il mondo sembra arrivato alla fine: epidemie, terremoti, crac finanziari e

attentati minacciano di distruggere la civiltà. Mortimer Tate, agente assicurativo fresco di divorzio, decide di ritirarsi in solitudine su una montagna del Tennessee, con scorte di viveri e armi. Passano ben nove anni prima che decida finalmente di scendere a valle per scoprire cosa ne è stato del mondo che conosceva. È così che Mortimer si ritrova in un paesaggio surreale. L’America non esiste più. Quel poco che rimane dell’umanità si raccoglie intorno ai club di strip tease di Joey Armageddon, tra birra ghiacciata, ballerine di lap dance e buttafuori armati di fucili. Accompagnato da pochi sopravvissuti – il cowboy Bill, la spogliarellista Sheila e Ted, l’uomo delle montagne – Mortimer affronta pericoli, violenza e devastazione, fino ad arrivare alla città perduta di Atlanta, dove lo attende una sfida che può determinare il futuro della civiltà…”

Premessa che riguarda un fenomeno tipicamente italiano: siamo in presenza dell’ennesimo caso di copertina che non solo non ha relazione con la trama ma è addirittura fuorviante. Di vampiri, infatti, neanche l’ombra in questo libro. Anche il titolo scelto per l’edizione italiana lascia perplessi.

Detto questo, a chi piace la fantascienza pulp post-apocalittica consiglio BLACK CITY (Go-Go Girls of the Apocalypse, 2008). Pubblicato nel 2011 dalla Newton, rappresenta il debutto fantascientifico dell’americano Victor Gischler (classe 1969) che si è fatto conoscere, anche in Italia, per i suoi ottimi romanzi di genere pulp e come sceneggiatore per la Marvel (The Punisher, Wolverine, Deadpool).
Non mi soffermo sulla trama, appassionante e intrisa di humor nero, e mi limito a sottolineare l’alta carica di adrenalina nelle scene d’azione. Però, dal punto di vista dei contenuti, BLACK CITY risponde a una semplice ma fondamentale domanda che tutti, prima o poi nella vita, ci siamo fatti: può la Lap-Dance salvare l’umanità?

Abbiamo chiesto all’autore di raccontarci qualcosa di sé, di BLACK CITY nonché della sua passione per la scrittura.

In Italia sei famoso per le tue storie pulp. Come è nata l’idea di Black City (Go-Go Girls of the Apocalypse), tuo primo romanzo di fantascienza?

Dopo aver letto Blood Meridian [Meridiano di Sangue] di Cormac McCarthy, mi venne l’idea di scrivere una storia post-apocalittica coraggiosa e crudele, nel suo stile. Allora non sapevo che McCarthy stava per pubblicare The Road [La Strada]. Buttai giù circa venti pagine del romanzo prima di rendermi conto che così non potevo proseguire. Iniziai a pensare a situazioni ironiche e irriverenti. Decisi quindi di imboccare una direzione più satirica. Per fortuna feci la scelta giusta. The Road fu pubblicato pochi mesi più tardi.

 

Mai pensato a seguiti?

Sì. Sul mio blog [http://victorgischler.blogspot.it/] potete vedere una cover. L’editore del primo romanzo disse “i seguiti non vendono” e rifiutò di prenderlo in considerazione. Più di ogni altro mio romanzo, mi è stato chiesto un seguito di Black City. Ora con questo stimolo, potrei semplicemente scriverlo, e sto considerando seriamente l’impresa di farlo.

Ti piacerebbe vedere Black City sul grande schermo?

Certamente! Ho scritto una sceneggiatura che spero sia buona, e sono in trattativa per la sua realizzazione. Queste cose si muovono MOLTO lentamente, ma voglio essere ottimista.

Ti cimenterai ancora con la fantascienza o, perché no, con il genere fantasy?

Sì, io amo quasi tutti i generi. Un romanzo fantasy sarebbe divertente. Sono un grande fan di Tolkien. In realtà uno dei miei problemi è di avere molti progetti in piedi di generi differenti, ed è difficile focalizzarsi su una singola cosa.

Nei tuoi romanzi ci sono molti elementi che richiamano Joe R. Lansdale. E’ il tuo punto di riferimento?

Lansdale è un maestro. La più grande influenza che ha avuto su di me è stata quella di mostrarmi che uno scrittore non ha bisogno di rimanere incollato a un solo genere. Gli autori devono essere liberi di fare quello che vogliono. Ciò mi ha dato un mucchio di speranze.

 

Lavori anche per la Marvel Comics. Quindi ti muovi liberamente fra vari generi: crimine, letteratura hardboiled, fantascienza, horror e fumetti. Ci sono differenze tra queste forme di letteratura?

Sì. Scrivere fumetti richiede che tu sia molto sintetico. Devi realizzare un plot in un massimo di 20-22 pagine. In un romanzo invece hai molto più spazio di manovra. Comunque cerco di metterci la stessa energia, a prescindere dal genere.

Sappiamo che spesso visiti il nostro paese. Quando pensi di tornare in Italia e soprattutto, a Roma?

Sono stato recentemente a Milano, Padova e in altre parti nel nord [Torino, n.d.t.]. Non so quando verrò a Roma, ma mi piacerebbe. Quando qualcuno m’invita, io accetto. Ho sempre trovato i lettori italiani amichevoli e generosi. Sono stato in Italia cinque volte per fiere del libro, festival di vario genere, ecc. Ed è sempre stata un’esperienza meravigliosa.

Quando hai iniziato a scrivere?

Da bambino scrivevo storie per mio divertimento. Quindi posso dire, a ragione, di scrivere da sempre.

Devi essere in un particolare stato d’animo per iniziare a lavorare?

Assolutamente no. Le scadenze nel mondo dei fumetti NON sono molto flessibili. Quindi DEVO fare in modo di essere sempre dello stato d’animo giusto.

 

Segui qualche metodo per scrivere?

Bevo molto caffè mentre scrivo. Di solito lavoro meglio la mattina piuttosto che la notte ma se una scadenza è in avvicinamento, scrivo a tutte le ore. E aumento il caffè.

Infine, se si può chiedere, cosa stai scrivendo ora?

Una storia di Spike, serie legata a quella di Buffy l’ammazzavampiri, per la Dark House Comics e alcuni lavori su personaggi dei fumetti di mia creazione.

[T.d.R.]

Bibliografia.

Suicide Squeeze (2001).

To the Devil, My Regards (2001) – “Salutami Satana” (Edizioni BD), scritto insieme a Antony Neal Smith.

Gun Monkeys (2003) – “La gabbia delle scimmie” (Meridiano Zero).

The Pistol Poets (2005) – “Anche i poeti uccidono” (Meridiano Zero).

Shotgun Opera (2006) – “Sinfonia di piombo” (Edizioni BD).

Go-Go Girls of the Apocalypse (2008) – “Black City” (Newton Compton).

Vampire A Go Go (2009).

The Deputy (2010) – “Notte di sangue a Coyote Crossing” (Meridiano Zero).

Victor GISCHLER, Black City – C’era una volta la fine del mondo (Go-Go Girls of the Apocalypse, 2008), trad. di Daniela Di Falco, Newton Compton editori, collana Newton Pocket, 313 pp., 2011, fantascienza post-apocalittica.


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