HOLMES FANTA-HORROR – Gargoyle books


HOLMES FANTA-HORROR

di Claudio Cordella

“La donna, più che stare seduta, sembrava fluttuare sul mobile, sospesa grazie ai piccoli battiti tremolanti delle sue ali setose. Era nuda come Eva, il corpo esile eppure meravigliosamente proporzionato, la pelle calda e rosea. I lunghi capelli color lavanda le ondeggiavano attorno alla testa, come fosse immersa sott’acqua”. TRACY REVELS, Shadowfall. A Novel of Sherlock Holmes, 2011; tr. it. Sherlock Holms e i tesori della corona, Gargoyle books, Roma 2012, p. 13.

A partire dagli anni ’70 lo scrittore statunitense Philip José Farmer (1918 – 2009), celebre per aver violato i tabù di stampo puritano che opprimevano la fantascienza ancora nel primo Dopoguerra, volse la sua attenzione agli eroi classici dell’avventura, del giallo e del mistero. Personaggi come Tarzan, Doc Savage, Phileas Fogg e tanti altri ancora, vennero aggiornati ai tempi e inseriti in nuove avventure in cui non mancavano né il sesso, né la violenza. Anche il leggendario investigatore Sherlock Holmes, assieme alla sua nemesi, il Professor James Moriarty, fanno la loro comparsa all’interno di storie del tutto inedite dallo spiccato carattere fantascientifico.

Con questo spirito Farmer scrisse i romanzi di Tarzan’s Africa, noti in Italia come il Ciclo di Opar, oltre alla corposa serie di Wold Newton. Nel ’71 venne edito persino un bizzarro seguito di Moby Dick di Herman Melville, The Wind Whales of Ishmael (Pianeta d’aria), in cui il protagonista, sopravvissuto all’affondamento della baleniera Pequod da parte di un capodoglio bianco, si ritrova in una stranissima Terra futura. L’avventura di Melville, posta a cavallo tra la descrizione realistica della vita dei balenieri della prima metà dell’Ottocento, il simbolismo e la metafisica, viene presa da Farmer e trasformata in un banalissimo science-fantasy zeppo di avventurieri e di strani animali. In seguito, con A Barnstormer in Oz: A Rationalization and Extrapolation of the Split-Level Continuum del 1982, egli diede una sua versione del magico regno di Oz creato in origine da Lyman “L.” Frank Baum. Una donna pilota, tale Hank Stover, identificabile nella figlia della Dorothy Gale di Baum, si ritrova catapultata, in seguito a un incidente areo, nelle stesse lande fiabesche già in precedenza visitate dalla madre. E questo solo per limitarci ad alcuni esempi.

Tracy Revels, con il suo Shadowfall. A Novel of Sherlock Holmes (Sherlock Holms e i tesori della corona), offre ai suoi lettori un’operazione assai simile. Esattamente come Farmer, che con i suoi pastiche aveva ricreato da capo i protagonisti delle letture della sua giovinezza, la Revels si è appropriata del mito di Sherlock Holmes in una maniera del tutto originale. Sir Arthur Conan Doyle (1859 – 1930), pubblicò nel 1887 il romanzo A study in scarlet (Uno studio in rosso), in esso fecero per la prima volta la loro comparsa sia il detective privato Holmes che il dottor John Watson, suo amico e assistente.

Da allora molta acqua è passata sotto i ponti. Doyle scrisse altri romanzi e racconti  incentrati sul duo investigativo, piegandosi anche ai voleri dei suoi lettori che non avevano accettato la morte di Holmes, narrata all’interno di The Final Problem (L’ultima avventura), racconto pubblicato per la prima volta nel 1893 all’interno dello Strand Magazine.

Senza contare che negli ultimi 125 anni sono stati realizzati valanghe di film, telefilm e fumetti. L’ultimo serial di successo in ordine di tempo dedicato ai personaggi “doyliani”, Sherlock , creato da Steven Moffatt e Mark Gatiss, ha fatto il suo esordio nel 2010. Una produzione televisiva di tutto rispetto, che ha la peculiarità di aver ambientato nella Londra del presente le imprese di Holmes e Watson. Al cinema hanno avuto invece un notevole successo i film “holmesiani” di Guy Ritchie, ricchi di humor e glamour, nei quali Holmes (Robert Downey Jr.) e Watson (Jude Law) diventano simili al duo eroe/spalla degli action-movie statunitensi. In buona sostanza il successo della produzione di Doyle, nonostante il mutare dei gusti con il trascorrere del tempo, rimane ancor oggi vivo e attuale. Inoltre altri autori, ben prima della Revels, hanno lavorato ad avventure apocrife del grande detective. A questo proposito, oltre al già citato Farmer, non possiamo non nominare  lo scrittore, regista e produttore Nicholas Meyer con il suo The Seven Per Cent Solution (La soluzione sette per cento).

C’è però una differenza fondamentale tra la Revels, professore associato di Storia al Wofford College della South Carolina e conoscitrice dell’opera di Doyle, e i suoi precedessori. Meyer, ad esempio, scrive il suo romanzo con l’intento di donare un maggior spessore psicologico all’investigatore inglese. Non rinunciando, in un ottica quasi ucronica, a farlo incontrare con alcuni personaggi storici vissuti verso la fine dell’Ottocento. Lo stesso Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi, fa la sua comparsa cercando di guarire il nostro eroe dalla sua dipendenza dalla cocaina. Gli stessi romanzi di Farmer possono essere considerati una forma di ucronia e non a caso hanno ispirato una graphic-novel appartenente a questo sotto-genere:

The League of Extraordinary Gentlemen (La Lega degli Straordinari Gentlemen) di Alan Moore e Kevin O’Neill.

La Revels però ci sembra che vada oltre, pur infarcendo le pagine del suo romanzo con continui rimandi al nutrito corpus “doyliano”, ci pare che la sua lontananza dal Canone Doyliano sia notevole. Certo, Doyle in tarda età, dopo la morte del figlio durante la Prima guerra mondiale, si avvicinò allo spiritismo e fu tra coloro che ritennero vere alcune foto di alcuni esseri fatati. Eppure, nonostante tutto questo, nelle avventure di Sherlock Holmes il soprannaturale non fece mai realmente capolino. Nel celeberrimo The Hound of the Baskervilles (Il mastino dei Baskerville), che ritroviamo persino citato da Umberto Eco nel suo Il nome della rosa, il cane infernale che vi appare risulta essere il mero prodotto di uno stratagemma. La Revels, pur dimostrando di conoscere questo romanzo, nel quale un mistero di origine soprannaturale viene spiegato alla luce della logica e della ragione, decide di allontanarsi dallo spirito che ha animato il lavoro di Doyle.

In una maniera assai diretta, in una Londra popolata da gentiluomini in bombetta e dame con le crinoline, vengono introdotte delle mostruose creature demoniache. Sin dall’inizio viene menzionato un fantastico Regno delle Ombre, non manca nemmeno un’apparizione nelle prime pagine di Titania, la Regina delle Fate. Persino la natura umana del celebre detective residente al numero 221B di Baker Street viene messa in discussione mentre un misterioso delitto, di proporzioni tali da far vacillare lo stesso Impero Britannico, necessita del suo portentoso acume deduttivo. Che dire, gli appassionati di Holmes, nonostante la distanza dai testi canonici “doyliani”, hanno senz’altro gradito quello che non esito a definire un “pastiche alla Farmer”. Non per niente in lingua inglese è già uscito il suo seguito: Shadowblood. A Novel of Sherlock Holmes. Effettivamente, se considerato come una gioco letterario per appassionati, una sorta di fan-fiction scritta da una professionista, l’opera della Revels può risultare gradevole. Quello che resta da capire è se gli amanti del fantastico saranno tolleranti tanto quanto i giallisti. Perché se questi ultimi sembrano aver accettato che il loro beniamino si trasformi un personaggio urban fantasy, alla Neil Gaiman per intenderci, non so quanto i primi possano realmente amare un Holmes emulo degli agenti di X-files o di Hellboy. Ai lettori comunque, come sempre del resto, l’ultima parola in proposito.

Sinossi dal sito Gargoyle books:(http://www.gargoylebooks.it/site/content/sherlock-holmes-e-i-tesori-di-londra).

Dove sono finiti i corvi della Corona, la Pietra di Londra, il Cuore di San Giorgio, ossia i principali tesori della capitale britannica di fine Ottocento? Esiste un collegamento tra questi furti e la raccapricciante serie di trafugamenti di cadaveri avvenuta nel Cimitero di Highgate, a cominciare dalla sparizione delle spoglie di una giovane americana creola? Alla Regina Vittoria e agli esponenti piu’ importanti dell’establishment politico non resta che affidarsi a Sherlock Holmes. Ma se questa volta il celebre investigatore non fosse estraneo a tale intricatissima vicenda? E se il suo metodo d’indagine, fondato sulla serrata applicazione della logica e sulla rigorosa osservazione, non bastasse a risolvere il caso?

 


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