Strega, Cronache del regno di Oz in Rivolta


A cura di: Marco Montozzi
Recensione: “Strega, Cronache del regno di Oz in Rivolta
Autore: Gregory Maguire
Titolo orginale: “Wicked: The Life and Times of the Wicked Witch of the West”
Ed: Sonzogno

Dovesse cadervi l’occhio sulla copertina di questo romanzo, non fatevi fregare!
Certo è rosa, e c’è anche scritto grosso COSI’ che si parla del regno di OZ.
Ma ecco dove stala fregatura: questa non è una favoletta, non è la rilettura in chiave fantasy o espansa de “Il mago di Oz” di Frank Baum, non è una riscrittura simpatica delle avventure della boccoluta Dorothy.
No, no e poi no.
Questo è un libro per grandi, e con grandi intendo adulti o quasi, o che abbiano almeno superato l’età del menefreghismo e che guardino al mondo che li circonda pensandolo al di là, molto al di là, delle mura della loro cameretta.
Sì, perché quello che vi troverete in mano, seppure racchiuso in una copertina rosa confetto, è un romanzo FANTAPOLITICO.
Il titolo originale: “Wicked: The Life and Times of the Wicked Witch of the West” , al contrario del suo adattamento italico, ci rivela fin da subito chi sia il protagonist di questa storia.
Ebbene è lei, la temutissima e bruttissima e verdissima Elphaba, la Perfida Strega dell’Ovest che tanto da ragazzini ci ha fatto tremare nella sua incarnazione cinematografica.
Una lettura questa non “semplicissima” e non perché sia complicata da artefatti grammaticali tali che ne inficiano la bontà, ma perché si riferisce a un pubblico adulto e ben definito, ponendo e rispondendo ad alcune domande che magari noi, ingenui lettori o spettatori del fantacromatico e canterino film, non ci siamo mai posti.
Un quesito su tutti: chi è il mago di OZ?
E veniamo così a scoprire che da quando codesto individuo a messo piede nel mondo di Oz (un mondo parallelo al nostro perché negarlo?) non è altro che un dittatore e che è riuscito a imporsi sulla ingenua popolazione del mondo di Oz, imponendo leggi e divieti severissimi.
L’autore inventa e approfondisce molte tematiche sia del libro che del film (oramai immerso nel nostro immaginario collettivo): ci spiega cosa sia (o anche chi siano) Jack Mannaia, Lo Spaventapasseri e chi è il Leone.
Sarebbe limitante raccontare la storia, che è ricca di spunti, anche poiché ne risulterebbe il solo ritratto della protagonista, la Perfida Strega dell’Ovest e del percorso che l’ha condotta a essere definita tale, ossia “perfida”.
Ma non si tratta di vera malvagità la sua, ma dell’ostinazione di vedere riconosciuta la sua identità in quanto personaggio “diverso” così come sono diversi l’uno dall’altro tutti gli esseri viventi che popolano Oz, Animali compresi. (La maiuscola non è un errore)
Elphaba viene dipinta come “perfida” cosa peraltro che un terrorista è, e oltre che perfido è anche, infido, maligno. E nessuno di questi aggettivi le sarà risparmiato.

“Nella vita delle Streghe non esiste un per sempre; nel per sempre delle streghe non esiste un felicemente; nella storia delle Streghe non esistono postille. Di quella parte che sconfina dalla storia della vita non è dato sapere.” 

Se che ve la ricordate, come la interpretava Margaret Hamilton nel film, ebbene non siete lontani dal “reale”.
Elphaba è una creatura dei due mondi che lacerano l’anima di Oz ed è proprio questo conflitto che porta pigmentato sulla pelle, verde, a farla diversa da tutti in un mondo che la teme e che, a suo modo, lei giura di proteggere e liberare!
Dunque, nessuno ci spiega come la strega divenne perfida, né se fu la scelta giusta per lei: ma lo è mai, dopo tutto?
Nel migliore dei casi è una questione di definizione.
Qual è la vera natura del male?
Nella memoria popolare, il male precede sempre il bene, e poi?
Questa è in parte un rilettura del “mito” di Oz ma potremo anche dire che è una vera e propria riscrittura che ribalta le carte in tavola donandoci non una, ma diverse prospettive di lettura.

Concludendo: un libro da leggere, ma che lascia l’amaro in bocca per alcune sottotrame lasciate in sospeso e che, credo e spero vivamente, sono raccontate in “Son of a Witch” il seguito di questo “Wiked“.

“Chi si dichiara perfido solitamente non è peggio degli altri. E’ da coloro che si dichiarano buoni o quanto meno migliori di noi, che dobbiamo stare in guardia.”


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