Player One – Recensione


Player One – Recensione

A cura di Marco Montozzi

“Player One ” (10 – 2011)

Titolo Orginale: “Ready Player One” (08 – 2011)
Autore: Ernest Cline
Ed: ISBN edizioni

Uno sguardo al futuro. Inquinamento, assottigliamento delle risorse, carestie, fame, povertà, sovrappopolazione, guerre, decadenza.

È questo il mondo del futuro che ci viene incontro, raccontato dagli occhi di un ragazzo di diciotto anni che, per sfuggire a tutto questo, si rifugia in un altro mondo, quello di Oasis.
Oasis è l’universo virtuale e ideale a cui tutti vorremmo poter accedere, talmente plausibile da costituire per la grande maggioranza della popolazione della Terra una zona franca dalla tristezza e dalla depressione in cui ogni individuo è immerso.
In Oasis ogni persona può essere ciò che vuole, un cavaliere di ventura, un mago, un astronauta, un paladino dotato di armi laser e molto, molto di più.
Come in un immenso gioco di ruolo su Oasis si può ottenere qualsiasi cosa guadagnandola a suon di punti esperienza che faranno crescere il nostro personaggio.
Ma non è soltanto questo e non è soltanto un gioco. La sua diffusione è così capillare e così importante tanto da aver assurto un ruolo cruciale anche nell’istruzione, o in altri settori della vita “reale”.
Oasis dunque è l’esperienza di vita definitiva a cui nessuno, in questo grigio futuro, sembra essere disposto a rinunciare.
Poi un giorno accade qualcosa, James Halliday ricchissimo creatore e fondatore di questo perfetto mondo di pixel, muore lasciando una cospicua eredità di cui potrà beneficiare soltanto colui che porterà a termine una particolarissima caccia al tesoro i cui termini vengono divulgati dall’avatar digitale di Halliday stesso, maniaco fino all’inverosimile della cultura pop anni ’80 e il cui premio non sarà soltanto il suo sterminato patrimonio.
Viene messo in gioco il futuro stesso di Oasis. Se finisse nelle mani sbagliate, potrebbe decretare l’ascesa di una dittatura su vasta scala in entrambi i mondi.
Wade Watts, il cui nome allitterante suona come quelli delle identità segrete dei personaggi dei fumetti super eroici, è un utente Oasis con pochi punti esperienza e uno scarso inventario di oggetti magici. Anche lui con una smisurata passione per gli anni ottanta e accanito ammiratore di James Halliday.
Sarà a lui che il destino assegnerà un ruolo importantissimo nella salvezza del mondo.

Ernest Cline scrive un romanzo che non possiamo fare a meno di amare e lo fa partendo da un presupposto originale: “Come si sarebbe comportato Charlie Bucket  (protagonista di “Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato nda) se invece della fabbrica di cioccolato si fosse ritrovato all’interno della più grande simulazione virtuale mai realizzata?”

Da questo presupposto costruisce una storia veloce e coinvolgente i cui eventi si susseguono in una girandola di situazioni, enigmi da risolvere e incredibili prove da affrontare (magari in un oscuro labirinto su un lontano pianeta raggiungibile solo con un teletrasporto e abitato da zombi). Gli avvenimenti  si ordinano uno dietro l’altro, in una caccia al tesoro pregna di continui riferimenti agli anni ottanta che ci lasciano a bocca aperta perché vengono riutilizzati non soltanto come mero pretesto citazionistico, ma come vero e proprio spunto narrativo in cui i protagonisti vengono calati.

È altresì un romanzo in bilico, in cui la parola “realtà” fa da chiave di volta all’intera vicenda.

Come spiega l’autore in una sua intervista: “Analizzo la vita che si svolge nel mondo reale e quella che viviamo online. E questo è un processo che ho visto avvenire negli ultimi dieci anni: hai la vita che vivi giorno dopo giorno con i tuoi amici, e ha una vita virtuale su Facebook, su Twitter e nel Web. Quello che volevo mostrare nel mio romanzo è che i due mondi sono intersecati, ed è difficile dire dove finisca uno e inizi l’altro”
Un pretesto dunque quello di Player One, di raccontare il presente attraverso una visione futuristica.
Un linguaggio semplice, rapido, che punta al bersaglio mutuato dalle esperienze di vita dell’autore stesso, è uno dei punti di forza del libro, supportato anche da una edizione curatissima.
Un romanzo dunque, fortemente consigliato a tutti coloro che amano i buoni libri ma con una particolare raccomandazione: se avete meno di trent’anni sappiate che in questa pagine c’è tutto un mondo da scoprire!

Incipit

Chiunque abbia la mia età ricorda bene dove si tro­vava e cosa stava facendo nel preciso momento in cui, per la prima volta, sentì parlare della gara. Io ero seduto nel mio nascondiglio e guardavo i cartoni ani­mati quando il notiziario fece irruzione sullo scher­mo, annunciando che James Halliday era morto nel corso della notte.

Naturalmente, avevo già sentito parlare di Halliday. Come chiunque, del resto. Era l’ideatore di videogio­chi che aveva creato oasis, il gioco multiplayer online con milioni di utenti che si era gradualmente evoluto fino a diventare la realtà virtuale, connessa su scala globale, che la maggior parte dell’umanità usava or­mai quotidianamente. Il successo senza precedenti di oasis aveva reso Halliday uno degli uomini più ricchi del mondo.

Sinossi

Il mondo è un brutto posto. Wade ha diciotto anni e trascorre le sue giornate in un universo virtuale chiamato OASIS, dove si fa amicizia, ci si innamora – si fa ciò che ormai è impossibile fare nel mondo reale, oppresso da guerre e carestie. Ma un giorno James Halliday, geniale creatore di OASIS, muore senza eredi. L’unico modo per salvare OASIS da una spietata multinazionale è metterlo in palio tra i suoi abitanti: a ereditarlo sarà il vincitore della più incredibile gara mai immaginata. Wade risolve quasi per caso il primo enigma, diventando di colpo, insieme ad alcuni amici, l’unica speranza dell’umanità. Sarà solo la prima di tante prove: recitare a memoria le battute di Wargames, penetrare nella Tyrell Corporation di Blade Runner, giocare la partita perfetta a Pac-Man, sfidare giganteschi robot giapponesi e così via, in una strabiliante rassegna di missioni di ogni tipo, ambientate nell’immaginario pop degli anni ’80, a cui OASIS è ispirato

Note biografiche dell’autore

Ernest Cline nasce nel 1972 ha fatto il sottocuoco, ha pulito il pesce, donato il plasma, è stato un commesso snob di videoteca, e ha svolto lavori di bassa manovalanza tecnologica. Ma ha sempre trascurato tutte queste promettenti carriere per dedicarsi a tempo pieno al suo amore per la cultura pop in tutte le sue forme, prima attraverso la poesia orale, poi come sceneggiatore. Ha scritto un film, Fanboys (2008), che è diventato un fenomeno di culto, con suo grande stupore. Oggi vive a Austin, Texas, con moglie, figlia e un’immensa collezione di videogiochi d’epoca. Player One è il suo primo romanzo.


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