Il 18° vampiro – Claudio Vergnani


Recensione de “Il 18° vampiro” di Claudio Vergnani

 

 

Oggi su Fantasy Planet parliamo di un romanzo forte ed emozionante. Edito da Gargoyle nel 2009, è un libro da non perdere per gli appassionati di genere. Un gruppo mal assortito di ammazza vampiri vi trascinerà nel loro delirio.

 

Sinossi

 

…sbarco il lunario uccidendo vampiri. Non e’ un compito difficile, ed e’ sempre meglio che lavorare. Io e i miei compagni li distruggiamo durante il giorno, mentre dormono il loro sonno di morte, nascosti nei loro miserabili covi. Non possono reagire. Un paio di colpi di mazzuolo ed e’ fatta. Forse non e’ il mestiere piu’ bello del mondo, ma e’ facile e socialmente utile. Non occorre coraggio o particolare determinazione. Non serve essere animati dal sacro fuoco della giustizia. Serve solo un po’ di pratica e tanta disperazione. Per certi versi e’ come dedicarsi alla disinfestazione di topi o insetti. Fai quello che devi fare, sopportando il disgusto, e poi te ne torni a casa. Sempre che non si finisca per esagerare, per passare la misura. Il problema e’ che non sapevo che esistesse un confine. L’ho saputo solo dopo averlo oltrepassato. E a quel punto, tornare indietro non era piu’ possibile…’

 

 

Note biografiche dell’autore

 

Nato a Modena, svogliato studente di Liceo Classico, ancor più svogliato studente di Giurisprudenza, preferisce passare il tempo leggendo, giocando a scacchi e tirando di boxe. Allontanato dai Vigili del Fuoco, dopo una breve e burrascosa parentesi militare ai tempi del primo conflitto in Libano, sbarca il lunario passando da un mestiere all’altro, portandosi dietro una radicata avversione per il lavoro. Dalle palestre di bodybuilding alle ditte di trasporti, alle agenzie di pubblicità, alle cooperative sociali, perso nei ruoli più disparati ma sempre in fuga da obblighi e seccature. Il 18° Vampiro è il suo primo romanzo.

Successivamente a questo romanzo ha pubblicato con la Gargoyle “Il 36° Giusto” e “L’ora più buia”.

 

Recensione

 

Un romanzo intrigante, avvincente, capace di trattenerti sul ciglio del baratro, facendoti palpitare per l’attesa, spingendoti a leggere fino a notte inoltrata pur di scoprire cosa si cela dopo l’ultima scena.

Le figure di spicco de Il 18° vampiro sono eroi che spiazzano per la loro crudezza, per quanto siano pateticamente afflitti dai difetti più umani. Niente super valorosi, niente scazzottate, o azioni alla Van Helsing. No, qui ce la si fa davvero sotto dalla paura, si sfrutta l’adrenalina, e i fumi dell’alcool o degli psicofarmaci, che forse, grazie alla nebbia formatasi nel cervello, trasformano i derelitti in coraggiosi. Morire di stenti e solitudine? Meglio morire cercando di fare qualcosa nella vita e ridursi a far fuori vampiri di giorno, quando sono indifesi. Forse, per questi anti-eroi è l’unico modo per accettare di andare avanti.

Ma cosa succede se da cacciatore (vile ovviamente, non certo alla pari) ci si ritrova a diventar preda? Salvare la pelle nascondendosi come topi o contraccambiare l’attacco?

Questo testo, ricco come pochi, di suspense, citazioni, colpi di scena, e grande considerazione del limite umano nella sua decadenza, sembra non avere mai fine. Ad alternare stati di ansia pura, dove la lettura diventa incalzante, vi sono parti in cui il dramma reale, di chi vive ai margini, viene messo in luce, attraverso ricordi, occasioni mancate e paura della vita.

Il linguaggio è crudo, sarcastico, ironico. I personaggi si scornano fra loro, con impertinenza e senza peli sulla lingua, ma al tempo stesso hanno un onore che li contraddistingue, regole non scritte per cercare di sopravvivere. Un gruppo disorganizzato, con un leader completamente diverso dai componenti, lontano, nel suo bel vestito, nella sua aria normale. Una donna, rispettata forse perché rappresenta ciò che loro non sono riusciti a essere nella vita.

Questi pseudo prodi sono persi, ma grazie al fatto di non avere nulla da perdere, combattono, contro un male che l’uomo snob non vede, o decide volutamente di ignorare.

Le scene sono forti, ne senti quasi l’odore nauseabondo, il sapore marcio del male. Quando i personaggi principali diventano prede il nemico è crudele e beffardo, li stuzzica e li tratta come spazzatura. Eppure loro resistono, cercando una via d’uscita, alla caccia ma anche alla vita in generale.

Uno specchio della società di chi sopravvive a questa collettività, conscio di aver sbagliato treno, o di aver fatto troppo male a se stesso o ad altri per permettersi di chiedere di più alla vita che un misero letto, e una briciola di amicizia. Eppure è proprio questa che infine regge agli scontri, alla codardia che spesso bussa alla finestra. Insieme sono qualcuno, insieme possono cercare di reagire alla crudeltà dei vampiri.

I non-morti di Vergnani non sono come vi li siete sempre immaginati. Sono sanguinosi, canzonatori, ma sono esseri in declino, ammuffiti e puzzolenti, osceni nell’aspetto, sebbene forti oltre misura. Si trascinano come zombie, quando il loro corpo reagisce male al tempo che scorre, si nascondono come topi nelle fogne, ammassandosi come montagne di letame infetto.

Intoccabili di notte, fragili come carta velina di giorno, e distanti anni luce dall’uomo, con cui non sembrano interagire. La caccia del protagonista principale, di cui il nome salterà fuori solo due volte, e dell’amica, la leader, metterà in luce nuovi aspetti di questa razza, fino alla scoperta della figura del Maestro, e del loro nascondiglio.


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